Il Deposito
Ciascuno di noi cerca la felicitá e si illude di trovarla eliminando in ogni maniera il dolore e cercando piaceri momentanei e illusori che lasciano invece l’amaro nel nostro cuore.
L’unica maniera per essere veramente felici é seguire l’esempio di Gesú che ci invita ad accettare la nostra croce di ogni giorno e a offrirla al Padre continuando il Suo “Padre, si faccia non la mia ma la Tua volontá”. Questo é il massimo dono che possiamo fargli e al quale Egli risponde facendo sgorgare nel piú profondo di noi la gioia, fonte della nostra pace e del nostro sorriso
Il mistero della sofferenza è unito in modo inscindibile a quello della gioia, perché la gioia è il “grazie” che il Padre dice nel profondo dell’anima a quanti Gli dicono “sì” e si lasciano coinvolgere dalla splendida avventura della corredenzione.
Ogni colpo di cesoia che il grande “Potatore” dà al nostro “io” è una “mortificazione”, una piccola “morte”. Se, come Gesù, diciamo sempre un gioioso “sì”, il Padre fa echeggiare dentro di noi il Suo “sì” di resurrezione che si manifesta appunto nella gioia.
Ad ogni colpo di piccone lo Spirito demolisce un pezzo del nostro“cuore di pietra” e crea il nuovo“cuore di carne”, segno dell’uomo rigenerato, del risorto che esce dal sepolcro di morte in cui lo aveva condannato il peccato.
Offrirsi al Padre vuol dire entrare in questa lotta tra la Vita e la morte che si scontrano in noi, con la certezza che il Suo Amore è più forte della morte e vincerà.
Offrirsi al Padre vuol dire mettersi alla sequela del Figlio sino alla morte di croce.
Ma la croce è pegno di resurrezione:
“Vita e morte si sono scontrate in un prodigioso duello; il Signore della Vita era morto, ma ora, vivo, trionfa”.
(dalla Liturgia pasquale)
Il pegno della Resurrezione, già qui in terra, è la Gioia.
Offrirsi al Padre vuol dire impegnarsi senza mezzi termini ad essere strumenti docili dello Spirito di Santità perché questa si effonda in tutti gli uomini. Ma la Santità è Dio, e Dio è Gioia infinita che si testimonia donando la Gioia e la Vita a quanti Lo testimoniano accettando la sofferenza e la morte per Suo amore.
Offrirsi al Padre vuol dire liberarsi dalla paura della morte e dalla sofferenza, perché Lui scioglie queste temute realtà nel momento stesso in cui le accogliamo. E, ancora più assurdo, ce le fa amare e desiderare come le uniche cose veramente preziose:
“Mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo. Sono pervaso di gioia in ogni mia tribolazione” (2Cor 12,5; 7,4).